Moitessier e le spere

É nota la posizione di Bernard Moitessier sulle spere : meglio non averne.

Nel suo libro "Capo Horn alla vela" (Mursia editore), racconta di aver filato a poppa:

-un cavo da 40 metri, zavorrato con tre sbarre di ghisa di 20 kilogrammi

-un cavo di diametro 25 mm con due sbarre da 20 kilogrammi, non dice la lunghezza

-un cima di nylon di 50 metri con due sbarre da 20 kilogrammi

-un nylon da 30 metri con una grossa rete

-un nylon di 100 metri senza niente

Moitessier ci dice che i cavi frenavano, tiravano dalla loro parte, ma che alla minima guizzata Joshua faticava a tornare con il mare in poppa.

"Riesce sempre più difficile mantenere Joshua con il mare di poppa, perché il freno dei cavi la rende meno maneggevole man mano che il mare ingrossa... spostato da un'onda, Joshua si traversa, e quando il frangente viene è troppo tardi.... tre o quattro secondi. E Joshua si risolleva"

Niente di grave, solo molti oggetti che cascano e si spostano.

Dopo esser stato colpito da una nuova onda, ripensando a Vito Dumas e facendosi leggere da Francoise un libro che ne parla, , Moitessier racconta:

"Quando l'onda arriva, sotto un angolo d'una decina di gradi, e comincia a sollevare la poppa, Joshua sbanda un poco, che è cosa normale. Poi è lanciato in avanti a una velocità fantastica, a dispetto di tutti i suoi cavi zavorrati, da quest'ondata nervosa che non si prende nemmeno la briga di frangere, e Joshua aumenta la sbandata, senza affondare la poppa, com'è normale poiché il suo mascone si appoggia sull'acqua alla maniera di uno sci. Quando la 'planata' è finita, in capo a una trentina di metri, io avevo la risposta di Vito Dumas."

Moitessier taglia i tutti i cavi e:

"Adesso Joshua corre, libero, a secco di tela, sbanda quando l'onda arriva sotto i 15 o 20 gradi, parte in surf appoggiando il mascone nell'avvallamento e risponde al timone senza discutere per tornare con il vento in poppa."

Giulio Mazzolini 2006-10-17